A Natale puoi, aprire quello che non apri mai!


Se per la Vigilia abbiamo voluto fare i talebani del vino, concentrandoci esclusivamente sui vini naturali, per il pranzo del Natale abbiamo deciso di essere più laici. E mi si scusi l'ossimoro: non è blasfemia, giuro!

 

Se si decide di partire lunghi, con un pranzo natalizio luculliano, con tutta probabilità si inizierà dagli antipasti, magari anche di insalate di mare. A molluschi e crostacei abbineremo quindi un bianco di personalità, ma leggero come Il Fontana Antica di Carla Onofri.

Prevedendo invece qualche entratina orientaleggiante, come gamberi al curry o calamari in salsa di soia e zenzero, possiamo variare su un bianco dotato di un'immediatezza più evidente come il Poggio della Costa di Sergio Mottura.

Sui paté, di qualunque sia l'origine della materia prima, invece di interagire secondo vecchia scuola, con vini muffati e dolci, apriremo con un bollicina bilanciata, ma presente come il Franciacorta Edea dell'azienda Mirabella, con cui si potrà continuare anche accompagnando voul au vent e i loro variegati ripieni. 

Se volete, potete seguire il consiglio delle vecchie scuole di sommelier e abbinare il citato "spumante" anche con il salmone affumicato, ma non è il consiglio che vi diamo noi. Fuori da ogni responsabilità, eh!

 

Primi

Tra i primi del pranzo natalizio, non può mancarne almeno uno in brodo. Che ospiti passatelli, stracciatella o la minestra maritata, sceglieremo un bianco intenso e pieno, non tanto nel volume alcolico quanto nel patrimonio aromatico e nella complessità del corpo: è il caso quindi del bianco (si fa per dire, visto che è quasi un orange) de Le Coste Di Gradoli

Casomai nel brodo fossero finiti dei tortellini, invece, sarà bene aprire un bianco generoso,  nel grado alcolico e nel patrimonio aromatico, come il Biancatico 1.0 de La Carcaiaun vino ottenuto dalla vinificazione in bianco dell'Aleatico di Gradoli. 

Non va dimenticato che i tortellini amano Champagne e Metodo Classico; quindi, per chi volesse continuare in bolla, proponiamo 507 Metodo Ancestrale di Poggio Bbaranello.

 

Il forno, si sa, anche per i primi, a Natale è d'obbligo e quindi cannelloni, timballo, pasta al forno, conditi solitamente con insaccati e ragù di carne richiederanno un rosso potente  ma che non tralasci l'agilità. È Il momento di aprire un Rosso di Montalcino di Capannastorica azienda votata da sempre  all'eleganza. Oppure affidarsi alla produzione artigianale e tutta bio di Podere Elvella col loro Grechetto Rossoche ha fatto della barrique (24 mesi) uno strumento di redenzione e non un semplice trucco di copertura.

 

Secondi

Per molti i secondi sono una finestra sulla sperimentazione, quella che oggi ci sembra innovazione, ma che in realtà è solo antica tradizone, ossia fondere frutta a carni selvatiche. Ed è un fiorire di petto d'anatra all'arancia, di Faraona in salsa di melograno o ripiena di lardo e castagne. In questi casi è bene aprire un vino strutturato, ma non stanco come Tulphae, Nero Buono in purezza di Poggio della Stella, oppure il veronese Ripasso della Valpolicella di Castel Forte.

 

Per l'arrosto di manzo servirà un vino in grado di contrastare l'importante traccia gustativa della carne, ma senza perdere in freschezza: è il caso di aprire l'austero Brunello di Capanna o avvicinarci alla piccola produzione di alta qualità di Montepulciano D'Abruzzo tutto made in Tuscia di Fattoria Lucciano, nell'esemplare e rappresentativa etichetta del Maru.

 

Per le carni ovine, agnello e capretto, al forno o alla brace, seguiremo la traccia aromatica delle carni, cercando vini "pirazinosi" o dotati di una piacevolezza fruttata: diamo spazio quindi ai vini di Pietranova  di Bolgheri, con il suo Renzoo ancora al C-Liegiolo tutto naturale dell'azienda Poggio Bbaranello, qualora si optasse sul frutto come sensazione dominante.

 

I dolci del Natale

A Natale i più diffusi e di cui non si può fare a meno sono i dolci a pasta lievitata: naturalmente stiamo parlando del veronese Pandoro e del milanese Panettone. In questi casi  seguiremo la spumosità dell'impasto donata dalla lunga lievitazione senza però cercare una sovrapposizione in dolcezza. 

Sarà il turno quindi del Prosecco extra dry Piera 1899 che, a dispetto del nome, ha mantenuto un buon residuo zuccherino senza farci quindi cadere in una stucchevole, dolciastra ridondanza nell'abbinamento. Altrimenti Sarà di grande interesse e senza possibilità di errore affidarsi al frizzante Moscato d'Asti di Grimaldi.

Sulla pasticceria secca, tozzetti, cantucci, roccocò, dolcetti alle mandorle, torta di nocciole e Pane del Vescovo, possiamo decidere se seguire la via lieve del moscato di cui sopra, magari con una bolla più consistente, come il Moscato Dolce di Piera 1899 od optare per una forza alcolica maggiore e una dolcezza più pronunuciata, come l'Aleatico Passito de La Carcaia di Gradoli.

 

Si raccomandano passeggiate e corsette lievi, ma prolungate, ché il Capodanno sta arrivando.
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