VI(e)NI IN TUSCIA


"Nei quartieri dove il sole del buon Dio

Non dà i suoi raggi
Ha già troppi impegni per scaldar la gente
D'altri paraggi…"

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La Tuscia, questa sconosciuta.

Non è semplice riassumere questa terra, se non prendendo in prestito le parole che Tolkien ha tessuto per la sua opera probabilmente più famosa, Il Signore degli Anelli: la Tuscia è “terra di mezzo”.

Non di certo da un punto di vista amministrativo, per il quale è molto facilmente identificabile nella provincia di Viterbo, nel nord del Lazio.

Ma in realtà, quando si parla di Tuscia, non ci si può esentare dal necessario riferimento geografico e ancor più storico per tracciarne i confini. Occorre allora ripercorre la storia, prendendo a braccetto i Falisci, gli Etruschi e poi i Romani, allargando lo sguardo fino al Fiume Paglia in Umbria, o alle tagliate etrusche della bassa Maremma, o ancora giù, fino alla costa ceretana della DOC Cerveteri, passando per il cratere vulcanico del Lago di Bolsena prima e di Bracciano poi.

La Tuscia è un viaggio tra una biodiversità di vitigni autoctoni ampia e variegata: Grechetto, Aleatico, Sangiovese, Greco, Trebbiano, Grechetto Rosso, Malvasia, a raccontare le sfumature di una terra antica, suggestiva, a volte faticosa e drammatica, ma che non lascia indifferenti coloro che ci si avvicinano.

D’altronde “nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita…” è quanto ha dedicato il Sommo Dante a questo piccolo, affascinante lembo d’Italia, ancora poco, troppo poco conosciuto, ma altrettanto ricco e generoso.

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