Il Veneto è il primo produttore di vino in Italia in termini di quantità con il volume d'affari che supera il miliardo di euro, ed i vini che si producono in questa regione, come Amarone, Recioto, Prosecco, Valpolicella e Soave sono solamente alcuni nomi di vini conosciuti in tutto il mondo. Si ritiene che la vite fosse presente allo stato selvatico in Veneto già partire da molti secoli prima di Cristo, quando però l'uva era utilizzata solo come alimento.
A dare il via allo sviluppo vitivinicolo nella regione, già abitata dai Veneti e dai Reti, sono stati gli Etruschi, a partire dal VII secolo a.C.. Ad ampliare la coltivazione della vite, con la relativa produzione di vino, furono i Romani, che iniziarono a decantare i vini della Retia per la loro qualità. Il celebre vino Retico fu lodato da importanti autori del passato come Marziale, Strabone, Svetonio, Plinio il Vecchio e Virgilio, che riteneva questo vino secondo solamente al celebre Falerno.
Seguirono le invasioni barbariche, nonostante gli invasori apprezzassero questi vini, furono anche responsabili della devastazione di gran parte dei vigneti. Vi si opposero fermamente gli ecclesiastici: perfino San Zeno, Vescovo di Verona, nelle sue omelie invitava i fedeli a non abbandonare le vigne.
Fu solo nel 643 che i vigneti del Veneto furono per la prima volta e per legge protetti con uno speciale editto. Il Re longobardo Rotari, infatti, emise un editto che stabiliva delle pene a chiunque provocasse danni ai vigneti o fosse ritenuto responsabile di furti di uva.
Durante il medioevo, lo sviluppo della vitivinicoltura veneta fu determinato dalla potenza commerciale di Venezia, che favorì l'esportazione dei vini veneti in altri paesi, ma anche l'importazione di vini stranieri, che introdussero anche nuove specie di viti, come la Malvasia. Anche i famosi vetrai di Murano contribuirono alla diffusione del vino e del suo migliore apprezzamento. Le raffinate bottiglie ed i bicchieri di vetro di Murano si diffusero rapidamente nelle tavole dei nobili, ed i nuovi contenitori furono subito associati ai vini di qualità e ben presto si diffusero in tutta Europa.
Verso la metà del 1500, con il decadimento della potenza commerciale di Venezia, calò l’importazione, favorendo di fatto lo sviluppo dei vini locali, come quelli della zona di Treviso, di Vicenza e della Valpolicella.
Nel 1709 si registrò un incredibile stagione fredda che, a causa delle gelate, distrusse la maggioranza dei vigneti ed i gravissimi danni che ne seguirono si ripercossero per lungo tempo. Ne seguì un'altra terribile catastrofe, nella metà del 1800, con la diffusione dell’oidio, seguito poi dalla peronospora e dalla fillossera, che costrinse i viticoltori a ripristinare le vigne con vitigni provenienti dalla Francia e dalle altre regioni italiane, seguendo però l'inizio di una nuova e brillante fase della vitivinicoltura veneta.
Fu così che nel 1876 fu fondata la celebre scuola di Enologia di Conegliano e nel 1923 la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia. Dopo il 1950 iniziò fattivamente la ripresa dell’enologia, che ha condotto i vini veneti nelle posizioni di rilievo dei mercati internazionali, perseguendo l'importanza strategica della qualità.
La superficie vitata in Veneto supera i 75.000 ha, distribuiti per il 60% in pianura ed il 40% in collina, con una limitata percentuale di viticoltura montana.
Il Veneto è infatti una regione in cui sono presenti ampie catene montuose (26% della regione) ed estese zone collinari (14% della regione), ma il 60% della regione è occupato da un'ampia zona pianeggiante. Queste differenze geografiche fanno sì che vi siano notevoli escursioni termiche tra estate ed inverno, mitigate in prossimità del lago di Garda e nella zona costiera. In un panorama così multiforme, anche le forme di allevamento della vite sono diverse, spaziando dalla pergola Trentino o Veronese, al Belussi nel Veneziano alla Cappuccina nelle zone di Valdobbiadene, mentre gli impianti più moderni utilizzano la tecnica a spalliera o con potatura.
Le ragioni del successo del Veneto nel campo dell'enologia è da ricercarsi nel suo grande patrimonio di vitigni autoctoni, tra i quali il Garganega, il Trebbiano di Soave e il Prosecco a bacca bianca, o il Corvina, la Rondinella ed il Roboso a bacca nera. La seconda ragione del successo è la diversità territoriale, con zone caratterizzate da suoli alluvionali o vulcanici, che consentono la produzione di vini di tipologie diverse, da quelle leggere e beverine a quelli più corposi ed impegnativi.